L’incapacità di Lugano di costruire consenso intorno ai progetti cruciali è davvero preoccupante. Un esempio su tutti il grande pasticcio nato intorno al numero di posteggi per il comparto stazione. Un progetto cruciale per la Città, ma non solo.
È infatti di rilevanza strategica anche per i Comuni vicini, interessati direttamente dalla pianificazione, come Massagno, ma anche per il Cantone, per la realizzazione della stazione sotterranea Tram Treno e per il prospettato potenziamento del trasporto pubblico con il nodo intermodale di Besso, per la Supsi con il nuovo campus, per i privati che da anni attendono di poter edificare, insomma un salto nel futuro per l’intera Città.
L’inciampo? Non aver coinvolto negli anni di pianificazione il legislativo, presentando al medesimo, dopo molti anni e di fatto per sola ratifica – senza margine di discussione e ancor meno di decisione –, una pianificazione con numero di stalli di gran lunga inferiore a quanto era stato prospettato molti anni prima in occasione della votazione iniziale sul progetto in questione. E non è la prima volta che dal primo coinvolgimento del legislativo, che approva un primo credito di progettazione, accettando il principio e i termini dell’opera da realizzare e finanziare, nel prosieguo il progetto cambia, e di molto, ponendo poi il Consiglio comunale sostanzialmente davanti a un ‘fait accompli’.
Ma torniamo ai posteggi, tema sensibile per Lugano che non va sottovalutato. Questa volta parte del legislativo si è davvero incaponita, complici forse le imminenti elezioni comunali e una specie di lotta personale di alcuni consiglieri comunali con taluni municipali, condita da preoccupazioni di quartiere (senz’altro legittime) che fanno però perdere di vista il disegno più grande di una pianificazione che deve servire tutta la Città con respiro cantonale per non perdere il treno proprio nel comparto stazione.
Ma perché Lugano non riesce a essere costruttiva? Non riesce perché ognuno suona la sua canzone, in solitaria, senza coordinamento, senza un vero direttore d’orchestra. Ognuno fa il proprio compito, senza coinvolgere tutti gli attori chiamati poi a dire la loro affinché il progetto vada davvero a buon fine. Nessun coinvolgimento, nessun coordinamento, nessun lavoro di squadra per raggiungere l’obbiettivo comune prefisso, nessun aggiornamento in corso d’opera quando le circostanze mutano e i progetti di conseguenza, nessuna considerazione dei rispettivi ruoli istituzionali. Nessuno che poi si assuma la responsabilità e si prenda il tempo, investendo energie, di tessere quei buoni rapporti indispensabili per trovare in tempi utili compromessi costruttivi.
La conseguenza? Un’immobilità crescente carica di litigi, pasticci e rancori che fanno da zavorra a una Città che si vorrebbe la locomotiva del Cantone ma che stenta a ritrovare credibilità, progettualità e a uscire dal pantano. È di pochi giorni fa la notizia, che purtroppo era nell’aria, della deriva del progetto Mizar. Un progetto proclamato in pompa magna solo pochi anni fa, venduto al legislativo e all’opinione pubblica come cosa praticamente fatta, che avrebbe dovuto dare il là al prospettato polo scientifico e medico e così fungere da volano per la crescente diversificazione del tessuto economico cittadino, e invece? Progetto fermo al palo per anni, poi la svolta: Bellinzona. Una Città a cui vanno i miei complimenti, capace di cogliere le opportunità, capace di costruire consenso sui temi strategici e di crescita per la Città, molto meno litigiosa e che senza cercare la ribalta mediatica porta davvero in goal!
Chissà se Lugano sarà capace di cambiare passo, imparando dai suoi errori? C’è tanta voglia di fare, di costruire, di riportare Lugano a guardare davvero al futuro. Con la pandemia che tiene in scacco la vita di tutti e che ha ipotecato pesantemente la solidità economica di molte attività cittadine, il mio auspicio è che anche a Lugano si possa unire le forze e suonare tutti la stessa musica.
Articolo pubblicato su La Regione il 09.12.2020
Scarica in formato PDF